Con Enermove, la ricerca applicata incontra un consolidato contesto di business per lasciare il segno nel mercato della ricarica induttiva dei carrelli elevatori
Una start-up nata nelle migliori condizioni di business, dove impresa e ricerca si incontrano in un campo affascinante e fondamentale come quello che vede fondersi rinnovabili e logistica. Si potrebbe raccontare così, in estrema sintesi, Enermove, l’azienda nata all’interno dell’Incubatore Imprese Innovative del Politecnico di Torino – I3P – e spin off dell’Ateneo, che mira lasciare il segno nel mercato dei carrelli elevatori e non solo, con la ricarica induttiva dinamica in stabilimento. A parlare della start-up è uno dei fondatori, Flavio Cavallo.
“Il progetto nasce con l’idea di legare Enermove a vari ambiti della logistica, ma non all’automotive. Ci interessa soprattutto la ricarica induttiva indoor, collegata in particolare al mondo dei carrelli elevatori” dice Cavallo. “Il mercato oggi è caratterizzato da ricariche a induzione fast, per batterie al litio, con potenze molto elevate. Il nostro sistema si basa invece su ricariche a induzione con potenze più basse, che integrino le rinnovabili ma non impongano di rivoluzionare l’impianto in stabilimento”.
Enermove infatti è una tecnologia adattabile, in grado di lavorare in differenti contesti, senza imporre modifiche significative.
“E’ un sistema che funziona ovunque” prosegue il manager, “a uso diurno, sfruttando l’energia rinnovabile dei pannelli fotovoltaici, ad esempio. Una sua caratteristica strategica è la ricarica dinamica, attiva durante l’attività del mezzo, senza fermare la macchina per eseguire le operazioni di rifornimento o cambio batteria”.
I benefici sono evidenti e spaziano dall’uso dell’energia rinnovabile prodotta in eccesso, alla riduzione dei tempi di fermo macchina, dalla sostenibilità ambientale alla adattabilità del progetto, che non si ferma a una sola configurazione, quella dinamica, ma prevede anche soluzioni statiche.
“Stiamo sviluppando un progetto di veicolo che verrà ricaricato in parte in forma statica e in parte, nella quotidianità, anche in forma dinamica” continua Cavallo. “Un vantaggio rispetto ai sistemi attuali per carrelli e AGV, settore in cui siamo particolarmente presenti. Mentre la macchina cammina lungo i suoi tracciati ricorrenti si ricarica su una spira, il cui percorso viene disegnato non per l’intero stabilimento, ma solo dove i passaggi sono maggiori. Non tutto il pavimento quindi viene elettrificato, ma solo i punti strategici, dove il veicolo rallenta, si ferma o circola spesso. Il layout viene quindi studiato in modo flessibile, alleggerendo l’impatto dell’avvio delle operazioni di Enermove nel sito produttivo. Una adattabilità che tocca ogni aspetto: dal progetto alla fonte energetica di approvvigionamento, alle modalità di ricarica, che non impattano più sulla produttività del mezzo”.
Dinamicità, flessibilità e sostenibilità sono quindi le tre caratteristiche determinanti della proposta dell’azienda piemontese che, dice Cavallo: “Richiede a bordo veicolo batterie di dimensioni molto inferiori a quelle di uso comune per le ricariche fast, che impongono comunque uno stop forzato al veicolo e hanno un impatto ambientale elevato. Le batterie, infatti, una volta esauste vanno smaltite. Per non parlare dell’uso di energia rinnovabile e della flessibilità che permette di adattare il sistema ai contesti più diversi”.
Enermove non è un solo un progetto su carta, ma una realtà con casi aziendali all’attivo. Tra questi Michelin, che ha scelto la start-up torinese per un impianto statico e presto installerà la sua versione dinamica in nuovi siti produttivi.
“Il business case di Michelin” dice Cavallo, “è emblematico: la multinazionale ha immediatamente colto il valore della soluzione. Nei grandi stabilimenti, per sostituire il pacco batteria i carrelli coprono percorsi molto lunghi: la nostra installazione statica permette invece la ricarica all’interno dell’area di lavoro. Il passo successivo sarà l’impianto dinamico in uno degli stabilimenti del Gruppo, che lavora su tre turni, dove oggi vengono utilizzate le batterie classiche. Presto, invece, si useranno sistemi alimentati al 70 per cento con ricarica dinamica e al 30 per cento con quella statica”.
Le prossime iniziative sono poi orientate a trovare soluzioni di accumulo che permettano di superare il problema dell’intermittenza tipico delle fonti rinnovabili.
“Abbiamo accordi con un’azienda per progettare un accumulatore che abbia il nostro sistema di ricarica al suo interno, in modo da garantirne la disponibilità sia per gli impianti statici, sia dinamici. E’ un progetto che partirà nel 2021, su cui avremo presto importanti novità”.
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